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UN MILIONE E DUECENTOMILA REGALI DI NATALE AI BELLUNESI

Nel 2012 il biodigestore del Maserot ha fatturato per la prima volta 1.200.000 euro di energia elettrica. Soldi che garantiscono un futuro alla società e che finiranno nelle tasche dei cittadini. De Biasi: “è il frutto di tre anni di lavoro intenso”. Ma l’impegno non è finito.

Un milione e duecentomila euro di energia elettrica prodotta nel 2012. è questo il “regalo di Natale” che Dolomiti Ambiente fa ai bellunesi. Una cifra in linea con le previsioni e che dimostra come l’investimento nel biodigestore anaerobico sia stato una scelta lungimirante.

“Consideriamolo un regalo di Natale, visto il periodo – puntualizza Giuseppe Luigi De Biasi, presidente di Dolomiti Ambiente – anche se, in realtà, questi primi soldi sono il frutto della programmazione attenta e puntuale che il CdA della società ha messo in atto negli ultimi tre anni. Queste risorse appartengono a tutti i Bellunesi, e arriveranno loro nella stabilità delle tariffe di trattamento”.

Un percorso, quello intrapreso per arrivare alla produzione effettiva di energia elettrica, che non è stato facile, come spiega De Biasi, perché: “gli ostacoli tecnici, normativi e ambientali erano molti e posso dire che noi e soprattutto i dipendenti della società non abbiamo letteralmente dormito la notte per portare a termine l’impegno”.

Ora, con il biodigestore a pieno regime, la sostenibilità economica di Dolomiti Ambiente è garantita e sarebbe un peccato se, avendo raggiunto la meta, la società non rimanesse patrimonio pubblico. “In questi ultimi quattro anni siamo riusciti a mantenere costante la tariffa, soggetta ad approvazione della Provincia, relativa al trattamento del rifiuto secco – spiega De Biasi – esclusivamente grazie ad un’ottimizzazione costante del ciclo produttivo e a economie di lavorazione, che hanno permesso di assorbire un tasso di inflazione di circa il 12% in quattro anni”.

Rispetto al 2009 il conferimento di rifiuto secco è diminuito del 50%, e questo ha inciso moltissimo sugli introiti della società. “È evidente che la diminuzione di rifiuto secco significa che la raccolta differenziata funziona, ma è altrettanto chiaro che senza nuove idee l’impianto del Maserot a lungo andare non sarebbe stato economicamente sostenibile”.

Nuove idee che significano un biodigestore all’avanguardia, nato e cresciuto grazie all’impegno costante di tutti. Puntualizza De Biasi: “I componenti del CdA ed i dipendenti di Dolomiti Ambiente hanno profuso il massimo impegno per risolvere i problemi che si presentavano di volta in volta, e a loro va il mio più sentito ringraziamento. È importante anche sottolineare come l’impianto di biodigestione anaerobica in funzione adesso è completamente diverso da quello previsto nel progetto di 3 anni fa, poiché è frutto di una costante opera di modifica per renderlo più efficiente ed adattarlo alle esigenze del territorio”. Tre anni di lavoro hanno quindi permesso di realizzare tre grossi risultati: salvare la società, mantenere costanti le tariffe e permettere a Dolomiti Ambiente di guardare con maggiore serenità al futuro: “Non sono risultati di poco conto e sono stati realizzati grazie all’aiuto di molti, dai Bellunesi, alla Provincia, anche in gestione commissariale, e a tutti gli enti che si sono messi al nostro fianco da subito. Ma il lavoro non è finito, è necessario che tutti diano ancora una mano, anche chi magari finora non l’ha fatto fino in fondo, perché la gestione dei rifiuti non è per niente semplice ma resta una risorsa per l’intera comunità ed è necessario non gettare alle ortiche il lavoro fatto in questi tre anni. Penso ad esempio al progetto del compost “Terra bellunese”, per il quale collaboriamo con Veneto Agricoltura e l’Università di Padova, che deve andare avanti”.

Perché le cose funzionino è necessario un coordinamento di tutta la filiera della raccolta rifiuti: “La Dolomiti Ambiente è solo l’ultimo anello della catena e non può essere considerata come un tappeto sotto il quale nascondere la polvere di casa. Il sistema deve essere continuamente perfezionato e controllato, soprattutto da parte dei Comuni nella parte che compete loro, come gli ecocentri e il servizio di raccolta: se lavorano male questi anelli della catena, di conseguenza lavoriamo male anche noi, perché il nostro lavoro dipende dalla qualità del materiale che ci viene conferito”.

“Oltretutto – prosegue De Biasi – sarebbe importante che la Regione Veneto risolvesse finalmente alcuni impedimenti di natura normativa che le competono quali, ad esempio, l’eliminazione degli ATO provinciali. Così facendo, ogni ente di bacino potrebbe scegliere l’impianto di trattamento. Chi riterrà conveniente continuare a conferire al Maserot il rifiuto secco lo farà, ed il nostro impianto diverrà un semplice centro di trasferenza, senza che lo stesso rifiuto secco compia inutili e costosi “giri di giostra”.